Giovanni il battista… e se fosse oggi?

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Durante la presidenza di Jo Biden, mentre Vladimir Putin era stato eletto per l’ennesima volta a Presidente della Federazione Russa e il presidente della Repubblica Popolare cinese era Xi Jinping, in Italia il premier Draghi cercava di tenere in piedi il suo governo, l’antica terra di Canaan era ancora divisa in una parte amministrata dallo Stato di Israele, e un’altra, a fatica, dall’Autorità Nazionale Palestinese, la parola di Dio venne ancora su profeti come Giovanni…

I profeti erano uomini che cercavano la verità anche a scapito della loro carriera, che non si stancavano di informarsi per non dire nulla che non fosse verificato. Sopratutto erano persone che non si erano fatte bloccare dall’indignazione che prendeva molti davanti agli scandali e alla corruzione dei politici di ogni colore. Come Giovanni, non si stancavano di andare in giro, non erano paralizzati dalla paura, dall’indifferenza dal senso di inutilità della protesta.

Ma più di ogni altra cosa avevano chiaro che la radice di ogni male era dentro il cuore di ciascuno. Non si può scaricare la colpa sempre e solo sugli altri assolvendo se stessi. “È vero – dicevano – gli altri hanno delle responsabilità e ne dovranno rispondere, però cosa farei io se fossi al loro posto? Siamo proprio sicuri che mi comporterei diversamente?”

A ben guardare infatti ciò che condanniamo negli altri è presente in radice anche in noi, e spesso ci arrabbiamo con loro perché non vogliamo vedere quella radice che c’è in noi. Come al solito, è più facile rubricare i difetti degli altri, che non estirpare i nostri. Quelli sono facili da condannare perché lontani, i nostri sono sempre a un qualche livello scusabili. Non si tratta di ‘diventare più buoni’ ma di essere liberi, o quantomeno di desiderarlo con tutto il cuore. È questa la via del Signore da preparare, il sentiero da raddrizzare per far sì che ogni uomo possa vedere la salvezza di Dio (Lc 3, 6).