Si può comandare l’amore?

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M. I Rupnik

Nel vangelo della sesta domenica di Pasqua si parla della gioia “questo vi ho detto perchè la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11). Gesù ci viene presentato come una persona gioiosa, contenta felice. E come lui così è il Padre, il motivo di tanta felicità è dato dalla relazione intima e profonda che lega i due: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore” (Gv 11,9). Se le cose stanno così come mai poi Gesù obbliga i discepoli a seguire il comando nuovo dell’amore: non è una contraddizione?

“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando” (Gv 15,12-15). Come si fa a ‘comandare’ l’amore che per sua essenza è frutto della libertà e non del comando? Non si rischia di incorrere in quei messaggi paradossali denunciati dalla scuola di Paolo Alto (Watzlawick) che tanto fanno soffrire nelle relazione interpersonali? Se l’amore nasce dal dovere, dal comando, è ancora amore? Dopo averci convinti che siamo suoi amici adesso anche Gesù ci presenta il conto, rifilandoci i suoi comandamenti? Non ne abbiamo già abbastanza?

In realtà le cose non stanno così: Gesù ha dato prova di essere un amico affidabile, di considerarci suoi pari, quindi il senso del comando non può essere l’imposizione e allora?

Gesù, direbbe von Balthasar, con la sua vita ha ricomposto quelle fratture che il peccato ha introdotto nella vita degli uomini. Come si vede nelle prima pagine della Genesi, ciò che noi oggi percepiamo come antitetico, povertà e ricchezza, castità e fecondità, nudità e assenza di vergogna e sopratutto libertà e obbedienza erano, nel progetto di Dio, armonicamente composte tra loro. Gesù, nuovo Adamo, restituisce all’uomo la possibilità di vivere in pienezza secondo il progetto originario del Padre. In questo c’è perfetta armonia tra amore e comando perché, per chi ama veramente, i desideri, i gusti, le esigenza dell’amato sono leggi da eseguire con tutto se stessi, prontamente e volentieri. In questo sta l’essenza dell’amore. Quando in una relazione amorosa ci si chiede, dice ancora il saggio von Balthasar, cosa sia dovuto e cosa debba essere spontaneo, in realtà, l’amore si sta raffreddando. Quando l’amante si mette in una zona neutra in cui valutare se e come amare l’altro, sta già tirando i remi in barca. Nell’amore autentico, invece, potere e dovere sono la stessa cosa: ciò che devo fare per l’altro è tutto ciò che posso fare per lui, senza escludere nulla. È questo il modo con cui Gesù ci ha amato, ed è questo il modo di amare noi stessi e gli altri che possiamo mettere in campo se “rimaniamo in lui”.