Le beatitudini

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Il brano delle beatitudini può essere considerato come il vero manifesto del cristianesimo: Gesù sale sul monte come Mosè per comunicare il senso profondo della legge. Le beatitudini infatti sono il cuore dell’esperienza cristiana. Si presentano in un modo paradossale che, se non inteso correttamente, può generare molti fraintendimenti. Non si vuole esaltare infatti la condizione di sofferenza in cui si trovano diverse categorie di persone citate nel brano, quanto piuttosto dire che grazie a Gesù è ora possibile essere beati, felici, in qualsiasi situazione ci si venga a trovare. In particolare sono proprio le situazioni che ci spaventano di più, come quando si è nella sofferenza o quando si subiscono ingiustizie e persecuzioni, ad essere un terreno privilegiato, per sperimentare che l’amore è più forte di tutto ed è capace di trasfigurare tutto. Ciò è reso possibile perché le beatitudini sono state sperimentate in prima persona da Gesù stesso: è infatti in virtù della sua risurrezione che si possono ribaltare le sorti avverse delle vicende umane ed assumere così lo stile di Gesù. Le sue caratteristiche principali sono l’umiltà, ricordata nella prima beatitudine, nella mitezza di cuore nella terza, la fame di giustizia intesa in primo luogo come ricerca della volontà di Dio, la purezza di cuore, ovvero la trasparenza, la mancanza di menzogna in tutto ciò che si pensa e si fa, ed infine l’essere operatori di pace, ricordando che la pace, in ebraico shalom, è un concetto molto più ampio della semplice assenza di guerra. La pace è infatti la pienezza della vita, la somma di tutti i valori che rendono affascinante e bella l’avventura umana.