Giovanni è una figura molto importante nei vangeli , perché è in un certo senso l’anello di congiunzione tra l’Antico e il Nuovo testamento. Si potrebbe dire che è l’ultimo di profeti di Israele. Non a caso il suo abbigliamento richiama quello del profeta Elia, colui che era stato rapito su un carro di fuoco e la cui venuta era attesa come preludio all’avvento del messia. Ancora oggi gli ebrei che non hanno riconosciuto Gesù come messia di Israele, nelle sinagoghe, lasciano una sedia libera per il ritorno di Elia. Con questa simbologia l’evangelista ci vuol dire che con Giovanni si sono inaugurati i tempi ultimi. Giovanni è il precursore, sta preparando gli israeliti all’avvento del messia, attraverso la purificazione della loro condotta di vita. In questo modo, pensava di rendere giusti tutti coloro che venivano da lui per farsi battezzare al Giordano, il fiume che il popolo d’Israele aveva dovuto attraversare per entrare nella terra promessa. Non è l’appartenenza esteriore al popolo santo che salva, ma il fare opere degne di conversione.
Successivamente con l’entrata in scena di Gesù, Giovanni capirà che l’essenza della giustificazione non è tanto nelle opere, quanto nello spirito con cui le si fa. Inoltre Gesù spezzerà l’equazione che legava il ritorno del messia alla santità del suo popolo. Di fronte all’atteggiamento di Gesù che accoglieva tutti facendo capire loro che la salvezza era un dono e non una conquista, Giovanni si interrogherà sull’identità di Gesù e modificherà il suo atteggiamento intransigente, divenendo così pienamente discepolo di colui che aveva battezzato.