Prove di resurrezione

0
207

Nel Vangelo di questa domenica Gesù pone davanti ai nostri occhi l’ultimo dei grandi segni che ci ha lasciato per farci conoscere la sua identità e soprattutto l’identità del padre. Gesù dice a Marta «io sono la resurrezione e la vita chi crede in me anche se muore vivrà» (Gv 11,25).
Come ultimo segno prima di affrontare la sua morte Gesù pone la resurrezione dell’amico Lazzaro. I suoi discepoli come anche Marta e Maria di fronte alla morte sono tristi e rassegnati. Gesù non  minimizza questi sentimenti infatti anche lui di fronte alla pietra tombale di Lazzaro scoppierà in pianto e proverà un profondo turbamento. Gesù però non si lascia catturare dai lacci della morte e dalla paura che essa ispira ad ogni uomo. In primo luogo dice ai discepoli che Lazzaro non è morto ma dorme. Con questo non vuole negare la situazione in cui si trova Lazzaro ma far vedere che essa non è l’ultima condizione in cui Lazzaro come ogni uomo si viene a trovare. Così come il sonno naturale ci apre a un mondo ricco e sconosciuto, il mondo dei sogni e desideri profondi, il mondo delle aspettative, così la morte è la porta d’ingresso verso una nuova condizione, verso la pienezza definitiva. Gesù non si lascia bloccare dalla paura di ritornare in Giudea in cui lo stanno cercando per arrestarlo. Il legame dell’amicizia per Lazzaro Marta e Maria è in lui il più forte di ogni paura. Gesù è l’amico vero che non abbandona nel momento del bisogno. Anche se sembra che sia in ritardo, come gli dirà Marta, in realtà lui è presente ad ogni istante della nostra esistenza. Sa tollerare la frustrazione di lasciarci momentaneamente nel dolore per farci provare una gioia maggiore e duratura. È un vero amico. La sua vicinanza genera vita, fa resuscitare Lazzaro dalla tomba, simbolo di tutti i nostri atti mancati, dei progetti incompiuti, delle relazioni su cui abbiamo messo una pietra. Anche nella nostra vita ci sono realtà che ormai puzzano, che abbiamo avvolto di bende e che vogliamo tenere nascoste prima di tutto a noi stessi. Ma Gesù da vero amico non si rassegna e vuole che in nome della sua amicizia queste risorgano e si trasfigurino a vita nuova. «Gesù disse loro: liberatelo e lasciatelo andare» (Gv 11,43). Gesù vuole la nostra libertà piena per questo ci toglie tutto ciò che ci lega e che ci fa scendere nei nostri sepolcri. Non si accontenta mai perché come il Padre è amante della vita.
L’ultima contraddizione che deve affrontare è proprio questa: l’amore non è amato, il suo regalare la vita genera invidia e timori. Lui lo sa, lo patisce, ma non si lascia bloccare: avrà una parola buona anche e soprattutto per i suoi uccisori.