Nel Vangelo di questa domenica Gesù
pone davanti ai nostri occhi l’ultimo dei grandi segni che ci ha
lasciato per farci conoscere la sua identità e soprattutto
l’identità del padre. Gesù dice a Marta «io sono la resurrezione e
la vita chi crede in me anche se muore vivrà» (Gv 11,25).
Come
ultimo segno prima di affrontare la sua morte Gesù pone la
resurrezione dell’amico Lazzaro. I suoi discepoli come anche Marta e
Maria di fronte alla morte sono tristi e rassegnati. Gesù non
minimizza questi sentimenti infatti anche lui di fronte alla
pietra tombale di Lazzaro scoppierà in pianto e proverà un profondo
turbamento. Gesù però non si lascia catturare dai lacci della morte
e dalla paura che essa ispira ad ogni uomo. In primo luogo dice ai
discepoli che Lazzaro non è morto ma dorme. Con questo non vuole
negare la situazione in cui si trova Lazzaro ma far vedere che essa
non è l’ultima condizione in cui Lazzaro come ogni uomo si viene a
trovare. Così come il sonno naturale ci apre a un mondo ricco e
sconosciuto, il mondo dei sogni e desideri profondi, il mondo delle
aspettative, così la morte è la porta d’ingresso verso una nuova
condizione, verso la pienezza definitiva. Gesù non si lascia
bloccare dalla paura di ritornare in Giudea in cui lo stanno cercando
per arrestarlo. Il legame dell’amicizia per Lazzaro Marta e Maria è
in lui il più forte di ogni paura. Gesù è l’amico vero che non
abbandona nel momento del bisogno. Anche se sembra che sia in
ritardo, come gli dirà Marta, in realtà lui è presente ad ogni
istante della nostra esistenza. Sa tollerare la frustrazione di
lasciarci momentaneamente nel dolore per farci provare una gioia
maggiore e duratura. È un vero amico. La sua vicinanza genera vita,
fa resuscitare Lazzaro dalla tomba, simbolo di tutti i nostri atti
mancati, dei progetti incompiuti, delle relazioni su cui abbiamo
messo una pietra. Anche nella nostra vita ci sono realtà che ormai
puzzano, che abbiamo avvolto di bende e che vogliamo tenere nascoste
prima di tutto a noi stessi. Ma Gesù da vero amico non si rassegna e
vuole che in nome della sua amicizia queste risorgano e si
trasfigurino a vita nuova. «Gesù disse loro: liberatelo e
lasciatelo andare» (Gv 11,43). Gesù vuole la nostra libertà piena
per questo ci toglie tutto ciò che ci lega e che ci fa scendere nei
nostri sepolcri. Non si accontenta mai perché come il Padre è
amante della vita.
L’ultima contraddizione che deve affrontare è
proprio questa: l’amore non è amato, il suo regalare la vita genera
invidia e timori. Lui lo sa, lo patisce, ma non si lascia bloccare:
avrà una parola buona anche e soprattutto per i suoi uccisori.