Nel vangelo di questa domenica si riassumono tutti i temi fondamentali della buona notizia che Gesù è. Zacheo è il peccatore per antonomasia. Arcipubblicano, inviso al popolo a causa della sua attività, e ricco, per il vangelo impossibilitato a entrare nel regno dei cieli, se non con molta fatica, a causa della sua autosufficienza. Eppure lui vuole vedere Gesù per scoprire chi è (Lc 19,3). Anche la persona più distratta, quando viene a contatto con il lembo del mantello di Gesù è stimolata dal suo modo di fare a scoprire chi è. Gesù profuma di vita, risveglia in ogni uomo la nostalgia per qualcosa di profondo e vitale, le proprie radici umane, talvolta dimenticate sotto una coltre di preoccupazioni per lo più ingannevoli. Sono la folla che assedia il piccolo Zaccheo e che gli impedisce di vedere Gesù. Ma il desiderio è più forte e aguzza l’ingegno. Lui corre e sale su un Sicomoro. Nessuno infatti avrebbe ospitato Zaccheo nella sua casa. Probabilmente Gesù dalla strada, sempre attento a quanto avviene attorno a lui, lo ha notato, come Dio aveva osservato la curiosità di Mosè che vuole salire per vedere come mai c’è un roveto che brucia senza consumarsi. L’uomo vuole vedere Dio, ma molto di più Dio vuole vedere l’uomo. Noi lo vogliamo incontrare, ma molto di più lui vuole incontrarci per dimorare nella nostra casa. Lo esprime con una necessità assoluta “oggi devo fermarmi in casa tua” (Lc 19, 5). È la necessità della croce, perché Gesù sa che questo dimorare nella casa di Zaccheo ha un prezzo, le mormorazioni che diventeranno invidia, rabbia e desiderio di farlo fuori. Ma lui lo fa volentieri perché restituire l’umanità all’uomo non ha prezzo per lui. Dopo l’incontro Zaccheo restituisce il maltolto e dona la metà dei suoi beni ai poveri. È passato dall’accaparramento alla condivisione, proprio come fa Gesù. Ha capito quello che Marc Chagall ha detto in modo mirabile: chi fa il male perde il suo tempo, perché siamo fatti per esprimerci, per essere vivi e creativi.


