In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». (Mc 1, 12-15)
Nel Vangelo di questa prima domenica di quaresima l’evangelista Marco descrive il soggiorno di Gesù nel deserto. Gesù ci va per quaranta giorni per richiamare il fatto che anche il popolo ebraico era stato quarant’anni nel deserto e proprio lì era stato tentato dal Nemico, dall’avversario più temibile. Chi ci darà da bere? Chi ci darà da mangiare? Forse era meglio rimanere schiavi in Egitto! Anche Gesù si sottopone alla prova della tentazione per farci vedere come vincerle, per non incappare negli errori in cui era incappato il popolo eletto. Un indizio ci è dato in questa strana notazione dell’evangelista quando afferma che Gesù nel deserto “Stava con le bestie selvatiche ”. Cosa rappresentano? Gli animali nell’antichità sono simbolo delle passioni più forti e smodate che spesso dominano e distruggono la nostra vita. Sono la nostra parte animalesca che non ci fa vivere felici, che ci rende schiavi delle nostre passioni. È su queste anche che fa leva il nemico per tormentarci e tenerci lontani dal Padre. Gesù ci vuole mostrare che è possibile invece armonizzarle, non renderle serve del nemico ma del Padre. Nel deserto, il luogo in cui non c’è nulla si è soli con sé stessi e l’animale che dentro ruggì può venire più facilmente allo scoperto. Ma Gesù sa come prenderlo, sa come parlargli, sa come guardarlo negli occhi e accarezzarlo. Per questo “stava con le bestie feroci”, senza che queste gli facessero nulla di male, anzi in un quadro di grande armonia e serenità, come poteva essere per ogni uomo nel giardino originario e come sarà nel giardino eterno. Ma come ha fatto? Qual è il suo segreto? È riuscito a fare pace con le passioni perché è il Figlio di Dio e quindi radicalmente diverso da noi? No il suo segreto è di essersi affidato come uomo alla voce dello Spirito che lo ha spinto nel deserto proprio per metterlo alla prova. Tentazione significa anche prova, è un momento da cui si può apprendere molto. Gesù non si è sottratto, per farci vedere che c’è un modo per vivere bene con le passioni. È il modo che suggerisce lo Spirito che non le vuole eliminare, come dicevano gli stoici, o spegnere, come dice il buddismo, ma le vuole mettere al servizio dell’altro, al servizio dell’amore.


