Dormire o amare?

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Nel vangelo di questa domenica Gesù risveglia dal sonno un ragazza di 12 anni, che nella cultura dell’epoca corrisponde all’età da marito. Tutti la credono morta e forse anche lei, simbolicamente parlando, si sente così. Così come tante persone spente dentro, disilluse da brutte esperienze, sopraffatte dal senso di inutilità o al timore che suscitano i nostri tempi. Questo fa sì che non si creda più all’amore, alla vita, alla possibilità di rendere bella la propria esistenza condividendola con un altro/a. In una società che misura tutto: il consenso, le performance, i risultati, i numeri, l’amore che non calcola sembra un progetto bello ma impossibile, un’utopia infantile, che spesso gli adolescenti sono i più disillusi, fuori dal tempo e dalla concretezza della vita. E allora è meglio dormire, non pensare scrollando il cellulare da un video all’altro. Gesù di Nazareth invece ci crede, prende per mano questa fanciulla, come ciascuno di noi e ci invita a guardarci attorno, ad alzarci, letteralmente a risorgere, per dare corpo e carne al desiderio profondo che abita in ciascuno.