Arlecchino servitore di due padroni

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La celebre maschera veneziana ci aiuta a introdurci nel vangelo di questa domenica in cui si parla molto del tema della ricchezza, del suo uso e abuso. La sintesi si trova al termine del brano lì dove Gesù afferma: “Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza” (Lc 16,13).

Servire due padroni alla fine lascia nella fame, come Arlecchino sa bene.

Noi istintivamente preferiamo servire il denaro. Non è questione di egoismo è che il denaro e tutto ciò che con esso ci promette di ottenere, si presenta come il rimedio ideale alle nostre ansie che si riassumo nella paura che ci fa la morte. Il denaro ci mette al riparo dal fare l’esperienza di essere esclusi dal club di quelli che contano, di non sentirci emarginati: tramite il denaro possiamo avere tutto quello che hanno gli altri e non sentirci fuori moda dalla vita… nello stesso tempo il denaro ci promette di rendere unica la nostra vita, personalizzando gli oggetti di cui ci circondiamo per sentirci qualcuno. Gesù si scaglia contro questo atteggiamento nel nostro brano impersonato dai farisei “che erano attaccati al denaro” (Lc 16,14) non perché sia un moralista invidioso dei beni altrui, ma perché sa che in questa strategia si nasconde un profondo inganno. Ciò che riempie il cuore e rende felice la vita non sono i beni ma la certezza di essere amati da qualcuno. Quando ci si rifugia nei beni e nel denaro che ce li promette, è perché si è persa questa consapevolezza: la speranza che ci sia, il desiderio di incontrarla. Al punto che Gesù loda perfino paradossalmente quell’amministratore disonesto che, pur di ristabilire una relazione con qualcuno, condona tutti i debiti di coloro che avrebbe dovuto angariare, in modo tale che “quando sarò stato allontanato dall’amministrazione ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua” (Lc 16,4). Non lo ha capito forse per la strada più corta, ma ci è arrivato: solo le relazioni in cui ci sente accolti salvano. Nel brano di oggi è l’avere qualcun che ti prende in casa sua.

E questa grande casa accogliente è, o dovrebbe essere, la chiesa, come papa Francesco non si stanca di ripetere.