Parole di vangelo: cambiare

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In quel tempo, Giovanni proclamava: “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”. Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. (Mc 1, 7-11)

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Giovanni predicava un battesimo di conversione dei peccati per preparare la via del Signore. Ora in tanti andavano da lui per purificarsi dalle loro malefatte. Un certo giorno anche Gesù si mette in fila con i peccatori.

Per capire quel gesto proviamo a chiederci cosa penseremmo se vedessimo Gesù oggi entrare nel bar più malfamato del nostro quartiere per prendere un aperitivo con gli avventori più equivoci? O andare nel parco dove tutti sanno che c’è il mercato dello spaccio e fermarsi a parlare con i pusher di turno? Si potrebbe proseguire l’elenco con tutte quelle frequentazioni che a noi scandalizzano… Questo, in sintesi, è ciò che accade nell’episodio di cui ci parla il vangelo di questa domenica: Gesù va a farsi battezzare al Giordano dove andavano i peccatori, coloro che tutti riconoscevano come persone poco raccomandabili.

Gesù inizia il suo ministero all’insegna di quella che ne sarà la conclusione: essere annoverato tra i malfattori, essere scambiato per quello che non si è, un peccatore. Perché lo ha fatto? Perché Gesù non è venuto per dare delle indicazioni di comportamento, per fare questo sarebbe stato sufficiente pubblicare un libro o fondare una scuola, ma per essere in relazione con le persone così come sono. È l’Emmanuele il “Dio con noi”, il Dio in mezzo a noi anche se siamo peccatori. È un gesto molto impegnativo che richiede una grande forza. È però una grande buona notizia per chi si trova al proprio fianco Gesù in un momento in cui ci si deve confrontare con i propri fallimenti: il peccato, infatti, non è tanto la trasgressione ad una norma, ma il mancare il bersaglio della realizzazione della propria vita.

Il peccato segnala sempre un fallimento, con tutto il carico di conseguenze che si trascina. E in queste situazioni avere una persona che è all’opposto di noi, come Gesù, una persona che non ha paura di contaminarsi con noi è una grande buona notizia.

Questo atteggiamento di Gesù sarà quello che gli costerà la vita. Ma lui lo sa e l’ha fatto volentieri. E il Padre, non ha caso, appare in questo momento decisivo e con lui lo Spirito per farci capire che questo è lo stile della Trinità ed è lo stile che i suoi sono invitati a riscoprire e assumere.