Il vangelo di questa domenica ci parla della necessità di pregare sempre. La preghiera suscita in noi talvolta molte domande: perché dobbiamo pregare se Dio sa già tutto? E poi molte volte ho pregato ma lui non ha esaudito la mia preghiera. Non è forse meglio, allora, darsi da fare con qualche attività più concreta, per essere vicini agli altri, piuttosto che stare lì, spesso mezzo imbambolati, a scacciare pensieri molesti o a dormire? È proprio contro questo genere di obiezioni che prende posizione il discorso di Gesù, per comunicarci la buona notizia della “necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai” (Lc 18,1)
Il primo termine su cui fare attenzione è “necessità” che nel vangelo di Luca viene associato alla necessità della passione di Gesù (Lc 24,7). La preghiera è necessaria come lo è la passione di Gesù. Si potrebbe dire che è attraverso la preghiera che noi entriamo nella passione di Gesù, per farla nostra, per gustarne la potenza e riceverne gli immensi doni. È come un medico che raccomanda ad una madre la necessità di nutrire il proprio figlio.
Della passione poi la preghiera ha anche l’andamento: a volte sembra arida, inutile, ripetitiva, una perdita di tempo, tutti i sentimenti che hanno attraversato anche il cuore di Gesù nel momento della croce. È tramite questa esperienza che avviene quello che i padri della chiesa hanno chiamato lo scambio degli idiomi, di ciò che è proprio a noi e a lui. Attraverso la condivisione degli stessi sentimenti possiamo ricevere la forza della sua fede e della sua speranza.
La preghiera stana anche i nostri fantasmi su Dio che spesso anche noi ci rappresentiamo come il giudice della parabola: “un giudice disonesto che non ha riguardo per nessuno”. Queste immagini che sono presenti in noi devono emergere per poter prendere le distanze da esse, per poter dire che questo non è Dio. E allora la preghiera assume anche i connotati della lotta contro le false immagini di Dio come è stato per Abramo (Gen 22), per Giacobbe (Gen 32,23-33) o per Mosè (4,24-26).
Infine Dio spesso non esaudisce le nostre richieste perché sa che noi siamo come la vedova di cui parla la parabola: non abbiamo bisogno di regali, ma dello sposo, non di cose ma di compagnia. A noi questo dispiace perché vorremmo proprio il contrario, e lui si lascia desiderare come l’amato del Cantico perché l’incontro sia pieno, perché impariamo da lui cosa conta veramente.


