Parole di vangelo: accoglienza

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Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betania, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”». Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!». (Mc 11,1-10)

Riflessione

Gesù sta per entrare a Gerusalemme, la città in cui dovrà subire un tremendo supplizio per poi risorgere. Lo ha già detto tre volte ai discepoli, che però sono ancora increduli e non capiscono il senso della sua morte.

Se è il messia perché deve morire? Non potrebbe evitare questa esperienza tremenda ed entrare subito nella gloria, insegnando anche a noi a fare altrettanto? Gesù sa però che se saltasse questa esperienza non potrebbe essere veramente il salvatore dell’umanità, che si è condannata con il peccato a sperimentare la morte nel modo angoscioso che tutti conoscono.

È all’interno di questa esperienza di fallimento, di delusione e di separazione che Gesù vuole entrare, per compiere il suo esodo verso la vita eterna e quindi aiutare noi a saper entrare nella morte in un modo diverso.

Quanto gli è accaduto e il modo di vivere la sua fine non sono accaduti per caso, ma sono stati lungamente capiti nella preghiera e scelti consapevolmente. È questo che l’evangelista ci vuol dire con l’episodio apparentemente inspiegabile di Gesù che sa esattamente dove si trova il puledro che gli serve e chi farà delle domande ai discepoli. È un modo narrativo per dire che Gesù sa esattamente quello che lo aspetta, ma che desidera farlo per darci la lezione definitiva su come sconfiggere la paure e raggiungere la vita che non deperisce.

Ora la folla lo acclama come un re, mostra rispetto, stende i mantelli a terra, pronuncia parole di lode, in altre parole fa il tifo per Lui, benché di lì a poco, quella stessa folla farà il tifo per Barabba, mandando Gesù a morire. Lui non cade vittima dell’illusione a va avanti.

Noi che accoglienza offriamo a Gesù che continuamente fa il suo ingresso nella nostra vita?