TRINITY BAY WATCHING

0
935

Il vangelo raccontato con i più piccoli (tratto da D. Mazzoni – M. Tibaldi, L’ultimo caso dell’ispettore Furbs e altre storie, anno A)

Tra poco siamo in estate e la voglia di mare comincia a farsi sempre più insistente. Abbiamo pensato a questo desiderio che accomuna grandi e piccini per cercare di capire qualcosa del mistero su cui ci vuol fare riflettere la festa che celebriamo in questa domenica: la festa della Santissima Trinità. Scusate se il titolo della storia è in inglese, però vuole richiamare l’avventura che vogliamo raccontare.

C’era una volta, l’anno scorso o giù di lì, una spiaggia bellissima, che dava sul grande oceano. Una spiaggia lunga fatta di sabbia finissima. Le dune digradavano sul mare che, spumeggiante di azzurro, si riversava sulle rive. La spiaggia era sempre affollatissima di grandi e piccini. Vi correvano tanti bimbi con le loro palette, i secchielli, le palle, le racchette e i tamburelli, c’erano tanti giovanotti che esibivano i loro corpi abbronzati e che si facevano belli davanti alle ragazze. C’erano anche tanti uomini e donne grandi. Gli uomini che giocavano a bocce o che parlavano al bar ascoltando musica, le donne che spesso correvano dietro ai loro bambini, oppure se ne stavano sdraiate come lucertole al sole per diventare più nere delle loro colleghe d’ufficio.

Sui bagnanti di quella spiaggia vegliavano due cooperative di bagnini. Una riscuoteva l’ammirazione di tutti per la sua efficienza tecnologica e prestanza fisica. Era il gruppo dei Super bay watching, celebrati anche in una famosa serie televisiva. Tutti belli, maschi e femmine, muscolosi, con una dotazione da far spavento. Avevano un potentissimo motoscafo a turboelica con tre motori in grado di raggiungere il largo in pochi minuti. Avevano radio e cannocchiali ad infrarossi, anche per vedere di notte, ed erano sotto lo sguardo di tutti. Vicino alla loro postazione c’era un’altra cooperativa di bagnini, la Trinity bay watching. Essa era dotata di un’imbarcazione molto più modesta, una vecchia lancia a remi che non pochi passanti guardavano facendo dei sorrisetti e scuotendo la testa. Da vedersi, i tre che la gestivano erano persone normali: una, il più anziano, era taciturna, ma nei suoi occhi brillava una rara disponibilità verso tutti. Gli altri erano più giovani, ognuno diverso, ma tutti accomunati dallo stesso stile di comportamento.

Ebbene, un giorno, durante un caldo pomeriggio, arriva l’allarme:

– Uomo in difficoltà! – cominciò a gridare il bagnino osservatore dalla sua torretta. Subito si accesero i motori del turbomotoscafo della prima cooperativa, ed anche la Trinity bay watching cominciò a far scendere in acqua la sua lancia.

– Lasciateci passare! – dicevano quelli della prima cooperativa. – Siete inadeguati per questo tipo di lavoro, noi lo possiamo fare più in fretta e molto meglio di voi! –

E così partirono a razzo con il loro motoscafo e in un batter d’occhio, sotto gli sguardi di tutti, furono vicini all’uomo che stava annaspando a un miglio da riva. Il poveretto si dimenava a più non posso, i muscolosi bagnini lo salvarono gettandogli un salvagente, lo fecero salire a bordo, lo rianimarono e lo trasportarono a riva. Una volta giunti in salvo i bagnini cominciarono, pubblicamente, a rinfacciare al pover’uomo il suo scriteriato comportamento:

– Non si va al largo se non si è capaci di nuotare! – diceva uno, mentre un altro incalzava:

– Con quel pancione dovrebbe starsene a giocare a bocce con i vecchi! – cosa che fece scoppiare tutti a ridere. L’uomo cercava di giustificarsi, ma nessuno lo ascoltava e tutti lo accusavano, così alla fine preferì andarsene pieno di vergogna…

Qualche giorno dopo il mare era molto mosso, grandi nuvoloni neri si agitavano sulla sua superficie e in lontananza si vedeva una tromba marina avvicinarsi. La spiaggia era però piena come al solito di gente e a un certo punto si sentì il fatidico grido:

– Uomo in difficoltà! – I bagnini della prima cooperativa videro subito con i loro cannocchiali che era la stessa persona che avevano salvato qualche giorno prima e cominciarono a dirsi tra di loro:

– Ma guarda che stupido! E’ ancora quel pancione! – Il vento soffiava fortissimo e il mare era veramente molto agitato. Si guardarono negli occhi e dissero tra loro a bassa a voce:

– Ben gli sta, noi lo avevamo avvertito. Oggi non rischiamo di annegare anche noi per salvare un testardo come quello. – e decisero di non muoversi…

Tutti erano corsi verso di loro e quasi nessuno aveva notato che, in silenzio ma con decisione, i tre della Trinity bay watching avevano calato la loro lancia in mare e avevano con grande fatica cominciato a remare attraverso i cavalloni marittimi per raggiungere il naufrago che stava annegando. I presenti si voltarono verso di loro e rimasero a bocca aperta per quello che videro. Infatti sembrava che il mare stesse per inghiottire da un momento all’altro la loro fragile barca, ma essi, nonostante l’acqua e il vento, ritornavano a galla e si avvicinavano sempre più all’uomo in difficoltà:

– Non ti preoccupare, non ti lasceremo solo, stiamo per raggiungerti! – gli gridavano con una sola voce. Dopo molto remare, però, era chiaro che non sarebbero riusciti a raggiungerlo, perché la tempesta soffiava sempre più forte contro di loro e allora, dopo essersi guardati con uno sguardo che valeva come mille discorsi, uno di loro, il più giovane, il figlio prediletto del padrone della cooperativa, si tuffò dalla lancia senza salvagente:

– Almeno – diceva – non annegherà da solo. – Lo raggiunse e potete immaginare la gioia di quell’uomo che stava per annegare nel vedere uno che era venuto a prenderlo rischiando la sua vita. Riuscì a portarlo a riva con enorme fatica, e quando finalmente furono in salvo l’uomo gli disse ansimando:

– Non mi sgridare, lo so che ho sbagliato. – L’altro lo strinse forte a sé e lo abbracciò dicendogli: – Volevo esserti vicino, non ti giudico, vai, sei salvo… –