Una comunione senza fine

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Nel vangelo di oggi si parla della vita eterna. È un tema che negli ultimi anni è stato molto trascurato nella predicazione e nell’annuncio, perché è venuto meno il modello culturale entro cui era pensata. Stiamo parlando dello schema che ha nella divina commedia di Dante il suo modello: il paradiso sta lassù nel cielo, l’inferno laggiù al centro della terra e in mezzo c’è il monte del purgatorio. Al tempo di Dante, questo schema era considerato anche scientificamente valido, per questo una volta che la scienza moderna lo ha sostituito con la nuova visione del mondo si è smesso di parlare della vita eterna perché non la si poteva più collocare da nessuna parte. Ritornare alle parole di Gesù ci consente di riscoprire la buona notizia della vita eterna. È questa infatti la nostra destinazione ultima, lo scopo finale della nostra vita. I sadducei, uno dei principali gruppi religiosi al tempo di Gesù, che non ci credono lo vogliono mettere in difficoltà, ponendogli il caso paradossale della moglie con sette mariti. Gesù smonta la lor argomentazione ricordando che la vita eterna non è il prolungamento della vita terrena. C’è continuità, garantita dalla risurrezione dei corpi, ma anche discontinuità, perché i corpi non potranno più morire, ma saranno tutti collegati in una modalità più profonda di comunione che senza annullare le caratteristiche di ciascuno non le lega più all’esclusività che si sperimenta qui sulla terra.