Ascensione del Signore o nuovi modi di essere vicini?

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«Non vedo nessun Dio quassù» è la frase attribuita a Jurij Gagarin durante il viaggio che inaugurava nel 1961 la stagione della conquista dello spazio. Se è vera, offre un prezioso contributo teologico alla comprensione del dogma dell’ascensione di Gesù, di cui parla il vangelo di questa domenica.

Quale?

L’astronauta indirettamente ci ha aiutato a capire una verità antica quanto dimenticata: l’ascensione al cielo di Gesù non indica la sua fuga in un qualche pianeta lontano, da cui poter osservare, finalmente con olimpico distacco, le vicende del mondo. La risurrezione di Gesù ha, al contrario, inaugurato il suo modo definitivo di essere presente in mezzo a noi. Sempre vicino, ma non in modo invasivo, perché la sua ascensione segna, per così dire, la sua uscita di scena per consentire la nostra entrata. Sta per aprirsi per noi il tempo in cui sempre più siamo chiamati ad essere protagonisti della missione che lui ci ha affidato: portare a tutti il lieto messaggio del regno, della paternità di Dio, della sua vicinanza in ogni circostanza, inclusa la morte: «andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,20).

Come un saggio genitore sa che per crescere, il figlio ha bisogno di sperimentare anche la sua autonomia, così Gesù non vuol rimanere per essere colui che occupa tutta la scena del mondo: deve e vuole ritrarsi per far giocare anche noi, anzi per far giocare soprattutto noi, lui che non ha avuto paura di dire: «chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste perché io vado al Padre» (Gv 14,12).

Nello stesso tempo però Gesù resta presente e vicino nei molti modi che la fantasia e la sapienza del Padre hanno predisposto: nella Parola, nella preghiera, nella liturgia, nei poveri, nella famiglia, nei vicini come nei lontani, perché «Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).