Il dono della perfezione

0
163

Il vangelo di questa domenica ad una prima lettura può far fuggire anche i più ben disposti: si parla di essere più giusti e osservanti degli scribi e dei farisei, che in quanto a impegno non scherzavano, di Gesù che non viene ad abolire la Legge ma a darle compimento, diremmo noi ad aggiungere legge a legge, come se non ne avessimo già abbastanza. Gesù sembra portare la legge a una intensità insopportabile “se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna” (Mt 5,29). E allora?

In primo luogo dobbiamo prendere le distanze dal nostro istinto competitivo. Va bene che ci sono le olimpiadi, che la mamma ci ha insegnato di prendere esempio dai compagni migliori e cercare di imitarli, però se proviamo a fare questo con Gesù… subito rimaniamo scottati. Non è con le nostre forze che possiamo maturare e capire a fondo che anche solo “chi dice al fratello stupido dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice pazzo sarà destinato al fuco della Geèna”(Mt 5,22)

“ Non sono venuto ad abolire la Legge o i Profeti ma a dare compimento” (Mt 5,17). È in queste parole la chiave per intendere anche le successive . Gesù è venuto per “dare compimento” letteralmente per “riempire fino all’orlo” e così completare (plerosai; adimplere). Ciò che aggiunge però non è un complemento che si potrebbe anche omettere, accontentandosi del bicchiere mezzo pieno, perché ciò che lui porta è la benzina che può far girare il motore. Lui per primo ama così, lui per primo riempie la legge con il suo amore trasformando la notifica dei nostri peccati e delle nostre trasgressioni in un ‘occasione per amare. Lì dove la legge attesta implacabilmente le nostre mancanze e la nostra incapacità di rimediare lui ci ha fatto vedere che è possibile amare: lui lo ha fatto e quindi è diventato possibile.

Lui per primo infatti ha evitato di dire al fratello ‘stupido’ come quando si è fermato a discutere con il servo del sommo sacerdote che gli aveva dato una sberla “perché mi percuoti se ho sbagliato dimmi dove o sbagliato…”, lui per primo ha lasciato le offerte sull’altare celeste per andare a riconciliare l’umanità ribelle con il Padre, lui si è tolto non solo l’occhio o la mano ma tutto il corpo e tutta la sua vita pur di rimare fedele al suo popolo adultero, lui in definitiva è stato il Sì senza riserve alla vita e a ciascuno di noi. Se lo contempliamo così allora a poco a poco anche noi saremo in grado di cominciare a fare quello che lui ha fatto con noi e la nostra giustizia supererà quella degli scribi e dei farisei, perché sarà frutto della sua grazia e non delle nostre opere.