Nelle tre tentazioni di cui parla il vangelo di questa prima domenica di quaresima, possiamo ritrovare da parte del nemico le stesse insidie che ha teso alla coppia dei progenitori, alle quali Gesù come uomo oppone quella risposta che Adamo ed Eva (ed il popolo ebraico) non seppero dare. La prima tentazione fa leva sul rapporto con i beni. Gesù al termine dei 40 giorni di permanenza nel deserto (che richiamano i 40 anni della permanenza di Israele nel deserto) manifesta il bisogno naturale della fame. Il nemico gli suggerisce di procurarsi autonomamente il pane facendo leva sui propri poteri. Dove si trova la menzogna che caratterizza il suo agire? Nel suggerire implicitamente a Gesù (ed ai lettori) il fatto che Gesù deve come uomo arrangiarsi se vuole mangiare, cioè che il Padre, che nell’episodio del battesimo lo aveva indicato come figlio diletto, in realtà lo ha abbandonato. Gesù invece richiama con la sua risposta il fatto che il Padre provvede alle necessità dei suoi figli, per questo la sua parola viene prima del cibo, che egli come Padre buono non fa mai mancare (Dt 8,3).
La seconda tentazione fa leva sull’uso del potere come via di persuasione anche dell’esistenza del Figlio di Dio. Il nemico invita Gesù a certificare a se stesso ed agli uomini la propria identità compiendo un miracolo inequivocabile, un miracolo come quello di camminare nell’aria a Gerusalemme, di fronte a tutti, sostenuto dagli angeli. Anche qui si nasconde una sottile insidia, in quanto il nemico vuole indurre Gesù a mortificare l’identità profonda dei suoi ascoltatori, imponendo loro un miracolo che coarti con la sua assoluta evidenza la loro libertà. Chi infatti davanti ad un miracolo di tal natura e portata non cederebbe alla paura di un uomo-Dio rivelatosi in una tale sfolgorante potenza?
La terza tentazione fa leva invece sul rapporto con gli altri: il nemico suggerisce a Gesù una strategia di conquista della pubblica opinione. Si tratta di riconoscere la legge che lui ha diffuso su tutta la terra, che a motivo di ciò è in suo potere. È la legge dello scambio reciproco, quella legge che si fonda sul presupposto inamovibile che la gratuità non esiste. Per questo se Gesù lo riconoscerà come il signore del mondo, della sua mentalità, lui stesso gli darà una mano nell’edificare il suo progetto!
Gesù ancora una volta replica svelando la menzogna, riafferma infatti che solo a Dio ci si può prostrare, in quanto Lui è colui che per primo ed in modo assoluto è disposto ad amare gratuitamente ogni uomo, come Lui stesso in quanto Figlio mostrerà. Per l’evangelista in questi tre tipi di tentazioni si risolvono tutte le possibili tentazioni, in quanto esse coinvolgono le sfere decisive dell’essere uomini: il rapporto con i beni, con gli altri – la libertà –, e la relazione con Dio. L’esistenza di Gesù è, per i sinottici, la conferma ‘incarnata’ della realtà delle sue affermazioni.
In sinteso la strategia del nemico fa leva sul separare, sul dividere (Diavolo deriva appunto dal greco diaballein= dividere, separare) Gesù e l’uomo da Dio. Non mette in discussione l’esistenza di Dio, ma la sua paternità, la sua provvidenza concreta nei confronti dell’uomo e quindi anche del Figlio incarnato. Gesù al contrario enuncia la sua strategia, che consiste nel rimanere unito sia con il Padre che con ogni uomo, nel rispetto assoluto della loro libertà, vincendo così la separazione che si era venuta a creare tra gli uomini e Dio.