Nel vangelo di questa domenica Gesù vuol spiegare come funzionano i suoi miracoli. La situazione è critica: una gran folla continua a seguire Gesù e le folle hanno bisogno di mangiare. E Gesù mette alla prova Filippo: “Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?” (Gv 6,5). E Filippo come ciascuno di noi cade nel tranello del “comprare”: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo” (Gv 6,7). Filippo non ha ancora colto la novità dei discorsi e della proposta di Gesù. Pensa che le sue parole siano belle da un lato ma irrealizzabili sul versante pratico, nel quale bisogna ricorrere ai vecchi sistemi, primo tra tutti il comprare. In sé il comprare e il vendere non sono un problema, ma lo è la mentalità entro cui li si può intendere. Spesso infatti essi sono la spia del fatto che la gratuità non esiste. “Nessuno fa niente in cambio di niente… chi fa da sé fa per tre… senza il denaro non si può fare nulla…”. È questa mentalità che Gesù vuol stanare con la sua domanda per far vedere nel concreto un’ alternativa.
Dopo la domanda di Filippo c’è un intervento di Andrea il fratello di Simon Pietro, che aveva assistito al miracolo della pesca e della conseguente chiamata: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?” (Gv 6,9). Andrea intuisce qualcosa, ma poi smorza subito la sua intuizione: ragionando con i criteri del comprare e del vendere cinque pani e due pesci non sono nulla per tutta quella folla. Gesù al contrario proprio dopo questa frase capisce che il miracolo in un certo senso è già avvenuto e quindi ci si può sedere perché c’è il cibo per tutti.
Cosa è successo?
Gesù, che conosce bene l’animo delle persone, cioè sa come ragionano nel bene e nel male, vede i cinque pani e due pesci e sa che provengono da un ragazzo. Il testo non ce lo dice, ma possiamo facilmente indovinare che o lui si è offerto di condividere quello che con molta probabilità era la ‘spesa’ per la sua famiglia, oppure i discepoli in un qualche modo hanno invitato e persuaso i partecipanti a condividere quello che ciascuno aveva.
Gesù sa che quei pani e quei pesci sono frutto della condivisione , son o frutto di una mentalità che crede che condividere è più forte di comprare. E vede che pur senza saperlo o capirlo fino in fondo sono proprio i discepoli o un anonimo partecipante alle sue catechesi come il giovane ad averlo intuito. Per questo non fa altro che ringraziare e “li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci quanti ne volevano” (Gv 6,11).
Così facendo accade il miracolo della condivisione: ce n’è sempre per tutti e ne avanza anche per gli altri, le dodici ceste, perché la condivisione è un cerchio con un centro che non si chiude mai.