Nel vangelo di questa domenica si ricorda l’entrata di Gesù a Gerusalemme. L’entrata di Gesù è per certi aspetti un trionfo, la folla lo accoglie e lo benedice in quanto riconosce in lui un inviato di Dio. Dio si rende presente in questo personaggio umile che entra su una bestia da soma a ricordare il suo stile non bellicoso, non entra a cavallo come fanno i potenti di questa terra, ma in modo umile, per essere vicino anche nel momento del successo agli ultimi. L’animale è stato scelto da Gesù, non è casuale. Il modo con cui lo indica ai discepoli non è un gesto magico, ma è la modalità con cui l’evangelista ci vuol dire che tutto quanto sta per succedere a Gerusalemme, non è un caso, ma è frutto della scelta di Gesù che sa che proprio in quella città dovrà dare la prova suprema del suo amore. L’evangelista Matteo è anche molto attento a far vedere come nella vicenda di Gesù trovi compimento tutta la storia di Israele che viene costantemente richiamata attraverso citazioni e rimandi. In questo modo di raccontare è racchiusa una buona notizia anche per noi. Anche la nostra storia trova compimento in quella di Gesù. È lui la chiave che può riempire di amore tutte le nostre vicende come più ampiamente anche le vicende dell’umanità nel suo complesso.