In questa domenica il vangelo mette a fuoco un’ altra immagine inadeguata di Dio che spesso circola tra gli uomini. Dio è percepito come un ladro, come colui che si intrufola, non voluto, in casa nostra nostra, per portarci via ciò che amiamo di più: i nostri beni, la felicità, la salute. Dopo che il serpente antico ha sparso la sua interpretazione negativa sull’agire di Dio presentato non come un padre e amico dell’uomo ma come suo rivale, tutte le occasioni sono buone per pensarlo in questo modo. Un evento negativo, una piccola o grande “disgrazia” fanno subito pensare all’accanimento di Dio, al suo arrivare furtivo per distruggere e togliere e i pensieri si accavallano “perché proprio a me… cosa ho fatto di male per meritarmelo e simili”. Contro questa percezione di Dio va il vangelo di oggi in cui Gesù ci ricorda che è il ladro colui che viene “per rubare, uccidere, e distruggere” mentre Lui è venuto perché abbiamo “la vita in abbondanza” (Gv 10, 110). Qual è la prova che questo che dice Gesù è vero? Innanzitutto che lui gioca con noi a carte scoperte, non entra nel recinto da una parte sconosciuta ma dalla porta. Con queste immagini tratte dalla vita dei pastori della sua epoca Gesù vuol farci capire che lui ci ha dato tutti gli strumenti affinché lo possiamo riconoscere: la sua Parola, la vita della Chiesa, i sacramenti. In un certo senso sappiamo tutto di lui, cosa che non si può dire del ‘ladro’ che invece vuole tenere nascosta la sua identità.
In secondo luogo lui ci conosce personalmente : “chiama le sue pecore, ciascuna per nome e le conduce fuori” (Gv 10,3). Non solo sappiamo tutto di Lui ma lui sa tutto di noi, perché ci conosce. Con lui è possibile parlare, perché il suo Spirito che è stato riversato nei nostri cuori ci fa percepire nel nostro quotidiano la sua voce: attirandoci verso ciò che è bello, buono, vero, verso ciò che corrisponde ai nostri desideri profondi e facendoci percepire il pericolo del male, il veleno che si nasconde dietro a tante scelte piccole o grandi che siano. È la preghiera lo strumento che ci consente di riconoscere la sua voce, di gustare la sua vicinanza e di poter “uscire” con lui nel mondo senza timore.