Con questa domenica si conclude l’anno liturgico con la celebrazione della regalità di Gesù. “Dunque tu sei re re?” (Gv 18,37) chiede Pilato nel celebre colloquio. Gesù gli risponde di sì, però deve far capire a lui e a noi in che senso lui è re, come interpreta la regalità che rischia di essere fraintesa. Per questo subito dopo lo invita a mettersi in ascolto della verità “Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce” (Gv 18,37) e Pilato come ogni buon postmoderno si chiede “Cos’è la verità?”
Oggi viviamo in un’epoca che ha fatto del dubbio e del relativo la sua bandiera. Non c’è più accordo su nulla. Tutto deve essere negoziato in estenuanti trattative, come sa bene chi si relaziona con i giovani e non solo loro. C’è Dio? Cos’è la famiglia? Quando comincia la vita umana? Quando finisce? Il significato della sessualità? Il rapporto con i paesi soffocati dall’ingiustizia? Il bene comune? È giusto pagare le tasse? Ecc… su tutto aleggia il ritornello di una canzone di qualche anno fa “Dipende, tutto dipende… che il bianco sia bianco che il nero sia nero dipende… tutto dipende”. Tutto dipende perché nulla è vero. Gesù ci vuol venire in contro perché sa bene che senza verità non possiamo vivere. Senza sapere come stanno le cose ci si disorienta, senza sapere dove andare prima o poi si sbatte contro un muro…
Un fraintendimento da evitare è pensare che la verità sia un ‘teoria’ sul mondo o sulle cose da fare. Una sorta di vademecum in cui sono contenute tutte le risposte alle infinite possibili questioni da risolvere. La verità non è la soluzione degli esercizi che si trova al fondo dei libri di testo… La verità è il rapporto con una persona che è lui stesso la verità: “Io sono la via la verità e la vita” (Gv 14,6). Solo incontrando e relazionandosi con lui si può scoprire la verità.
E in che cosa consiste? Consiste nel fatto che lui è re, perché ha sconfitto l’esercito più temibile, l’esercito della paura (Eb 2,14-15) e l’ha sconfitto non con le armi perché : “il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai giudei” (Gv 18,36). Gesù ha sconfitto le paure entrandoci dentro, immettendoci il suo amore, cioè, detto in altro modo, facendo vedere che nessuna paura gli ha impedito di amare. È quello che nel brano di oggi fa con Pilato che cerca pazientemente di mettere sulla via della luce, accettando le conseguenze di quello che succederà.
Quello che fa con Pilato è disposto a farlo con tutti, dal servo del sommo sacerdote che lo colpisce con una sberla ai due malfattori con cui verrà crocifisso. E proprio uno di loro, un delinquente incallito, per primo arriva alla meta e capisce la verità: “ricordati di me quando sarai nel tuo regno” e Gesù “oggi sarai con me in paradiso” (Lc 23,43).